L’ultima thule: saluti.

Questo è il mio ultimo post, o per lo meno l’ultimo con questo nome, l’ultimo qua.
Questo blog era la mia fuga, il mio porto sicuro, la mia valvola di sfogo. Forse è per questo che dispiace così tanto sapere che è stato violato, che è stato usato da chi attraverso le mie parole ha tratto le sue conclusioni deviandole a proprio favore. Da chi, per l’ennesima volta, ha tirato i fili da brava burattinaia, manipolando cose che erano mie, e in quanto tali andavano rispettate.
Era il MIO blog, grazie al quale sono riuscita a incanalare la tristezza, la delusione e la rabbia nella giusta direzione, affidando ad uno schermo i miei sfoghi per cercare di trovare la stabilità e il benessere razionalizzando le cose.

Era il MIO blog e mi sono fidata della buona fede delle persone, pensando ingenuamente di poter essere rispettata, almeno qua.

E invece no, c’è chi è venuto qua per farsi gli affari miei, MIEI, anziché godersi il proprio idillio. E chissà che cazzo ci ha voluto trovare, qua. C’è chi ha letto le mie parole e le ha utilizzate a proprio vantaggio, traendo conclusioni inesistenti, nonostante fossi stata rassicurata sul fatto che questo fosse il MIO spazio, e dovevo star tranquilla.

Quindi, carissime, adesso mi rivolgo a voi, che durante le vostre giornate piene di amore avete trovato il tempo per “preoccuparvi” di me. Spero siate contente di avermi costretto ad arrivare a questo punto, togliendomi una cosa che TU sai quanto fosse importante per me. Perché non ti bastava avermi distrutto, non ti bastava avermi mentito (perché lo so che mi hai mentito, anche se sei brava a farlo), non ti bastava avermi fatto credere che fossi stata mia quando in realtà per anni hai mentito a te stessa. No, dovevi togliermi anche questo, e se volevi farti odiare ci sei riuscita, alla grande. E non per avermi lasciato, quello l’ho già assimilato e ho sempre detto che è stata la scelta giusta per entrambe. Non per avermi mentito sulle tue intenzioni e sulla tua buona fede: dire che vuoi stare da sola e dopo due giorni baciare un’altra, e iniziarci una storia, non ti rendono odiosa, ti rendono incoerente, e un po’ ipocrita. E menti a te stessa se ti nascondi dietro il “non è niente, è solo una persona che mi fa stare bene”, quando i fatti dicono il contrario (ma questa è una costante nell’ultimo periodo, quindi non mi stupisce). Non per essere stata con me per anni facendomi credere di essere piccola e indifesa, nascondendoti dietro il bisogno di essere tutelata.

Ti sei fatta odiare perché sei riuscita a far entrare l’altra persona in una cosa che era mia, che ho costruito, che mi serviva. Ti sei fatta odiare perché hai lasciato che qualcuno potesse cancellare il bello che c’è stato tra noi, e tra le cose belle io questo blog ce lo inserisco, perché sei stata te a spingermi a crearlo. Dici che ti ha ferito quando ho scritto che non sapevo chi mai io avessi amato per tutti questi anni. Beh, adesso lo so. Così come ho sempre saputo che ce l’avresti fatta senza di me, che avresti raggiunto i tuoi risultati e i tuoi obiettivi. L’ho sempre pensato e lo penso ancora. Ma penso anche che l’università della vita abbia ancora molto da insegnarti. E sono contenta che sta volta non dovrò essere io ad aiutarti. 

A te (l’altra) dico solo che hai 22 anni, ed è questa la tua colpa: essere una bambina, essere piccola, ma piccola davvero tanto. Dovresti farti i cazzi tuoi, sempre. Quando decidi di provarci con qualcuno per il gusto di farlo, quando decidi di diventare amico di qualcuno per non farti odiare, quando decidi di voler instaurare rapporti con persone che non ti vogliono, e quando decidi di allontanare tra loro le persone per paura che io questo le porti via da te. I rapporti non si basano sul possesso, ma sulla certezza e la consapevolezza. Il territorio lo marcano i cani. E se te hai bisogno di escludermi dalla vita delle persone, o se hai bisogno di tenermi sotto controllo per avere le tue certezze, mi farei qualche domanda prima di cercare risposte a caso.

Credo di non aver più nulla da dire. E a quelli che mi diranno “hai lasciato parlare la rabbia” risponderò di sì, perché la rabbia che ero riuscita a mandar giù, che avevo trasformato in forza, che avevo sfogato con la palestra, con il lavoro, con la musica e il trucco, stavolta non intendo placarla. Stavolta no. Stavolta penso a me.

Le cose accadono. E per fortuna cambiano.

Tornare.

Avevo aperto questo blog per sfogarmi quando il mondo mi faceva particolarmente schifo. E invece sono mesi che parlo solo di me, come se tutta la merda fuori non contasse più niente. Ma no, non è così, e io non sono così: voglio tornare a preoccuparmi di quello che c’è fuori, fuori dalla finestra di casa mia, fuori dagli stupidi confini che chissà chi ha disegnato su un planisfero, fuori dalla mia sfera personale.

Ho bisogno di tornare. Ho bisogno di riaprire quelle riviste e quei siti che continuo a tener lì per pulirmi la coscienza, ma che effettivamente stanno prendendo polvere virtuale.

Io sono meglio di così. Meglio dell’egoista che legge di qualche naufragio e che pensa solo al naufragio dei miei sentimenti. Meglio dell’egoista che legge di risparmiatori truffati e pensa solo alla truffa che è stata fatta ai danni della mia fiducia. Meglio dell’egoista che legge di bombe sparate e missioni di pace, e pensa ai proiettili sparati sul mio cuore.

Ripartenza. Fase 1. START!

La calma che hanno a notte fonda i viali di Bologna.

Scoprire. Scoprirsi. Superare le convinzioni. Archiviare le pagine. Allontanarsi da casa ha sempre un suo perché, che sia per un giorno, per un mese o per sempre.

Ho deciso di fare un weekend a Bologna ed è stata la scelta migliore che potessi fare. Ho camminato da sola per strade che non conoscevo, lasciandomi guidare dalla bellezza dei particolari, dalla sete di scoperta. Io che da sola non mi allacciavo neanche le scarpe. Ho scoperto interessanti persone che non avrei mai creduto. Ho scoperto che chiunque ha qualcosa da raccontare, da dire, qualcosa di bello. Potevo bere un bicchiere in più e tornare indietro, ma ho scelto di andare avanti, e mentre tutto pensavano che stessi scopando chissà dove, io stavo parlando, conoscendo. E conoscendo, conoscevo me stessa. E adesso mi vesto e vado a fare un giro, per Bologna, perché è bellissima, e perché io sono questa, quella che cerca la poesia, e non una serata all’Arteria. E mi sorprendo ancora a scoprirmi capace di essere così. Sono orgogliosa di essere così.

Linea guida generale.

Scrivo al volo perché ho creato due nuove categorie, e solitamente mi piace presentarle.

La prima è questa, “Linea guida generale”, che è una canzone di Appino contenuta nell’album Grande Raccordo Animale.

 

Rappresenta una sorta di motto, è un’invito, o per lo meno io lo interpreto così. “Non basta una scopata per fare l’amore, ma non solo l’amore ti fa stare bene”, e “non voglio provare, io lo voglio fare” sono esattamente i motivi per i quali ho creato questa categoria: raccogliere le cose che mi fanno bene, i pensieri, le persone, gli avvenimenti. La mia linea guida, ciò che riempie la mia vita adesso, e che non voglio dimenticarmi mai più.

Ricomincio da me.

Ricomincio da me. Dal mio tempo, “il tempo per me”. Dalla mia autostima dura da ricostruire, dai buoni propositi, dagli affetti che mi circondano. Ricomincio da mio padre con cui ho avuto il coraggio di fare coming out il giorno prima che Lei mi lasciasse, ricomincio dalla mia famiglia e dai miei amici. Ricomincio dal lavoro, mettendoci l’entusiasmo che è mancato per mesi. Ricomincio e magari smetto di mangiarmi le unghie, e magari capisco che non c’è niente di male a fare una birra coi vecchi amici, quelli che Lei non sopportava e che ho finito per non sopportare neanche io. Ricomincio dai miei libri e dai miei film, dalle mie serate a pensare a come migliorare il mondo. Ricomincio magari iscrivendomi in palestra. O magari no. Ma ricomincio decidendo per me.

Lei mi ha lasciato dicendo che voleva prendersi del tempo per sé stessa. Vuoi vedere, invece, che sono io quella che lo sta facendo davvero? Io che la sera la buonanotte me la do da sola.